LA FIRA


"La mia vita privata è già un tale pasticcio: sarebbe un disastro se… 
E allora? Un disastro è quello che ci vuole, per vedere chiaro nelle cose."

Blow-up - Michelangelo Antonioni (1966)

Beatrice ha gli occhi castani, incastonati in un taglio felino.

Occhi di lince, in un volto rotondo. I capelli biondissimi e lisci. Sempre perfetti, stirati, dietro un cerchietto color ambra. Lo sguardo di una bimba che pare ingenua, che strizza gli occhi quando le regali un sorriso, che vibra, di genuino piacere quando la sfiori, con le mani, o con lo sguardo, ma che cela la saggezza di una ragazza adulta e sincera. Un’innocenza pura, ch’è in realtà frutto di un primitivo, elegante e studiato manierismo. 

Beatrice è la mia vicina proibita. Vive al piano di sotto. Mi invita ai vernissage negli atelier dell’Eixample. Organizza feste nel suo giardino, illuminato da candide candele ed animato dalle persone più disparate. Attori, registi, galleristi, studenti arrivisti, attivisti, gente di legge e di politica, di città, tutti egualmente inebriati da una spasmodica, procace, giovane curiosità artistica e sessuale, che rende quelle celebrazioni delle erotiche liturgie, immaginifiche della notte che verrà. 

In una Barcellona tersa, che si stende e si spande, che ha volontà propria, che tutto ingloba e tutto cagiona, in queste notti stellate infinite, bagnate, di perpetua indulgente libertà.

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